Gentiloni: “Ue ha bisogno di migranti”

Paolo Gentiloni, sempre più impegnato nella campagna elettorale del Pd. Le sue parole su migranti e frontiere hanno acceso la polemica politica. “‘Aiutiamoli a casa loro’ non è l’impostazione di un grande Paese come l’Italia”, ha detto a proposito dei migranti in occasione della Conferenza nazionale della Cooperazione allo Sviluppo. Parole arrivate dritte come una frecciata alla porta della Lega, dopo che nei giorni scorsi è stato proprio il candidato governatore del centrodestra in Lombardia, il leghista Attilio Fontana, a parlare di “razza”. Non pago, il premier ha sottolineato che la cooperazione internazionale è la “componente fondamentale delle relazioni internazionali di cui oggi abbiamo bisogno”. “Questo – ha detto il presidente del Consiglio – è il mondo che un Paese come l’Italia ha in mente e che non vogliamo farci scippare da chi pensa a un mondo di protezionismi, nazionalismi e di chiusura dentro le singole frontiere”. Per Gentiloni l’Italia “ha salvato l’onore dell’Europa, salvando migliaia di vite umane”, e ha mostrato la strada di come si passa dal traffico di esseri umani a una migrazione che non mette in pericolo le persone e della quale “non dobbiamo vergognarci di dire che c’è bisogno in un’Europa che invecchia”.

Da frasi così, se qualcuno ancora avesse dubbi, deve apparire ancora più chiaro e palese come “l’emergenza migranti” degli ultimi lustri e tutti i conflitti usati quali catalizzatori e giustificazione per le orde di milioni di individui che hanno mosso e stanno muovendo, altro non erano (e sono) che una scientifica programmazione voluta da individui ed istituzioni sovranazionali, ed attuata grazie a beceri personaggi. Tutte le belle parole, le scenette tristi, i morti affogati, le rivolte dei popoli, le emergenze umanitarie, altro non sono che fumo negli occhi e scene scritturate di questa vomitevole messa in scena mediata con cui, da decenni, stanno portando avanti una sostituzione etnica con contestuale arabizzazione dell’Europa. Nessuno di noi è stato mai interpellato: loro decidono che è necessario, la impongono con metodi subdoli spacciandola come un fenomeno incontrollabile, salvo poi – in occasioni come questa – gettare la maschera e rivelare la vera abominevole verità. E pretendere anche di passar per giusti.

Un presidente del consiglio che ci proprina l’idea che abbiamo bisogno degli immigrati per fare figli, siamo al collasso totale, se la smettessero di oberare di tasse le famiglie e di rubare puntualmente i figli potrebbero farli gli italiani.

Questa cinica e crudele realtà ci conferma il cinismo e l’arroganza dei politici, del governo, del loro Presidente e del Vaticano, i quali si pavoneggiano nel promuovere l’accoglienza e farsi vedere belli e dotti nel vantarsi di aver salvato l’Italia e l’Europa, però nella realtà hanno salvato i loro privilegi-banchieri-pensioni d’oro-vitalizi-affari Frame-grab-of-a-man-purpo-007di famiglia e sistemato i loro figli-parenti. Se la globalizzazione è catastrofe, si devono ringraziare i Misseri Di Pace della UE che mascherando le guerre in missioni di Pace hanno portato alla disperazione il popolo Serbo, Irakeno, Libico, Ecc., dopo aver ucciso i loro presidente con la scusa di esportare democrazia, benessere, vita da nababbi come fanno i nostri politici-banchieri-industriali del Made in Italy prodotto in Cina.

Aiutiamoli a casa loro’ non è l’impostazione di un grande Paese come l’Italia” potrebbe essere vero, ma prima di aiutarli a casa loro bisognerebbe guardare in casa propria, aiutando i milioni di italiani in difficoltà. Non facendo scappare i giovani all’estero, non facendo scappare le industrie italiane all’estero che poi rivendono i prodotti in Italia. Occupandosi di chi italiano dopo aver pagato le tasse viene superato dagli extra comunitari nelle graduatorie per le case, asili, eccetera, perché moltissimi extra comunitari lavorano in nero e risultano con redditi inferiori persino ai pensionati con la minima.

Certo che abbiamo bisogno di clandestini !  per finire come la Svezia : Solamente lo scorso mercoledì a Rosengard, uno dei quartieri più pericolosi di Malmö, c’è stata un’esplosione in una stazione di polizia contro la quale è stata gettata una bomba. Le forze dell’ordine in queste aree del paese, dove il tasso di criminalità è tra i più alti in assoluto a livello nazionale, sono costrette a presidiare il territorio in dei veri e propri fortini militari di cemento armato circondati da reti di alta tensione alte 3 metri. La Svezia si trova ad affrontare un’emergenza criminalità senza precedenti nella sua storia in quello che era considerato universalmente, un tempo, il lofvenpaese più sicuro d’Europa. Il primo ministro social democratico Stefan Lofven, recentemente, ha rilasciato una dichiarazione in questo senso dichiarandosi pronto all’utilizzo dell’esercito per fare fronte alle bande che si sono impossessate di interi quartieri delle città svedesi, divenute di fatto no-limits per chiunque non vi risieda stabilmente. E’ il caso di Rosengard a Malmö, dove bande di giovani 14enni scorazzano per le strade armati di Kalashnikov e dotati di giubbotti anti-proiettili. Una scena che sembra provenire più da un teatro di guerra del Medio Oriente, ma invece accade in Svezia, nel cuore della civile Europa. Le origini di questi giovani che decidono di arruolarsi nelle gang criminali sono generalmente medio orientali, africane o dell’Est Europa. E’ il caso di Rinkeby, un’altra zona proibita della capitale svedese, Stoccolma, dove le ambulanze e i pompieri per intervenire chiedono la scorta armata della polizia. Il modello di società svedese degli ultimi 25 anni è stato fondato sul multiculturalismo e sulla politica delle porte aperte all’immigrazione, con un aumento della popolazione degli immigrati del 67% dal 2000 ad oggi. I governi socialdemocratici, da sempre portatori dell’ideologia immigrazionista, hanno fatto un vanto delle loro politiche di accoglienza indiscriminata. Ma i risultati di quanto sta accadendo descrivono un chiaro fallimento del modello di società multiculturale. Gli stessi nuovi cittadini svedesi, figli di immigrati immigrati-svezia-bandieragiunti in Svezia negli anni’90, dichiarano di non sentirsi svedesi e preferiscono identificarsi con la nazionalità dei loro genitori. Le statistiche a disposizione riportano nel solo 2017, 320 sparatorie, 110 omicidi e 7726 stupri, quest’ultimi in aumento del 10% rispetto all’anno precedente. I dati in questione sono ancora più sconvolgenti se messi in relazione con la popolazione svedese, pari a circa 10 milioni di persone di cui 2 milioni e mezzo ha origini straniere. I reati sono spesso concentrati proprio in quelle zone popolate dagli immigrati di seconda generazione, un fatto noto al governo svedese, che sembra più preoccupato nel nascondere le origini degli autori di questi crimini quanto che alla loro repressione. Si preferisce negare che esista una correlazione tra aumento della criminalità e aumento dell’immigrazione, piuttosto che ammettere il fallimento del modello multiculturale. Ma gli ultimi attentati esplosivi contro le forze dell’ordine raccontano un quadro che se non è quello di una guerra civile, lo ricorda molto da vicino l’agente di polizia Zoran Markovic, figlio di immigrati originari della Serbia, lavora proprio in uno di quei quartieri più pericolosi del paese, Rosengard, dove la stazione di polizia è stata investita in passato da delle scariche di mitragliatrice sparate da una macchina in corsa. “Abbiamo raggiunto davvero il limite, la gente usa mitragliatrici e bombe a mano”, racconta Markovic. “Vogliono uccidere”. Nello stesso Rosengardquartiere di Rosengard, la scuola principale ospita alunni di 200 etnie differenti. La scuola è stata chiusa per le tensioni razziali che sono sorte tra gli studenti, un caso emblematico in questo senso del fallimento di un modello fondato sulla convivenza forzata tra identità etniche spesso del tutto incompatibili. L’eco di questa guerra razziale non giunge qui in Italia. I media italiani molto spesso inclini a rappresentare il multiculturalismo come un modello sociale perfettamente riuscito, ma non fanno parola di quanto accade in Svezia. E’ fondamentale invece sapere cosa accade in Svezia, per non incorrere nella sua stessa fine.

Non è da Italia un politico e presidente del consiglio dei ministri (non eletto), prono e felice di emanare, firmare ed erigere provvedimenti e leggi contro il popolo che dovrebbe servire e rappresentare. Non è da Italia un politico ed un cittadino che sostiene progetti e programmi che danneggiano l’economia, la salute, l’industria, l’identità culturale ed etnica del paese per cui serve ed è parte. Coloro che sono l’opposto si chiamano con un solo nome: mercenari traditori. E nei tempi in cui i politici e le genti erano da Italia, personaggi così venivano messi al muro e puniti con piombo nella schiena! Quei politici, quelle genti e quell’Italia non esistono più. Quindi, caro “presidente Gentiloni”, si risparmi di venirci a dire cosa è e cosa non è da Italia, perché lei è l’ultima persona titolata a farlo!

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